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Laboratorio creativo
Pina Tormellinii
Se un’artista e una pedagogista mettono in sinergia pensieri
e intenzionalità, il percorso educativo-creativo si arricchisce
di sfumature e trasparenze.
Insieme ad Antonella De Nisco ho condotto alcuni progetti nei nidi
e nelle scuole dell’infanzia ed ogni volta ho percepito come
questi si arricchivano di molteplici possibilità. Quando
un punto di vista insolito come quello di un’artista penetra
nella quotidianità, lascia tracce nelle persone, nei luoghi
e nelle prospettive.
Antonella De Nisco definisce clandestina la sua arte, non cristallizzata
in asettiche bacheche quanto in cammino tra, oltre, al di là.
E di conseguenza lo sguardo attraversa i parchi, i sentieri, i giardini,
attento a trasformare quello che appare come solito e banale in
degno di meraviglia.
Contemporaneamente chi partecipa al gioco creativo apprende che
i materiali naturali e quotidiani si trasformano in validi strumenti
con i quali lasciare impronte nell’aria, nell’acqua
e sui fili della memoria.
Ho osservato personalmente nonni, genitori, insegnanti, bambini
e ragazzi partecipare con empatia alla costruzione di manufatti
i cui linguaggi creativi diventavano messaggi per gli altri. Così,
con spontaneità consapevole, il respiro di ognuno trasformava
lo stare insieme in un respiro comunicativo con il quale vivere
un’etica dell’appartenenza ai luoghi e alle situazioni.
Sentire di appartenere è un’energia che gli individui
contemporanei hanno smarrito, perdendosi in sollecitazioni facili
e uniformi.
La bellezza di Antonella De Nisco è racchiusa, da un lato,
in un fare in cui l’arte si coniuga con la conoscenza, energia
partecipata contro le paure e la globalizzazione delle idee che
stentano a immaginare un domani. E, dall’altro, in un metodo
“laboratoriale” che amplia i pensieri divergenti; non
rinchiuso in un relativismo quotidiano quanto attraversato da complessità
intellettive. Così lo sguardo dell’artista moltiplica
confini e genera sfide in un campo educativo che rischia di impoverirsi.
Come è possibile da parte di un educatore-insegnante co-costruire
“una testa ben fatta”?
Una mente perciò critica, selettiva, indagatrice, controcorrente
strettamente connessa alla forza delle emozioni e dei sentimenti.
Se è vero che la mente non è nella testa ma attraversa
il corpo, allora il laboratorio diventa una fucina in cui gli allievi-individui
si immergono per provare a dare consistenza ai pensieri, per emozionarsi
e narrare pezzi di sé; per seminare semi che diano senso
all’umanità. E’ una sfida quella di Antonella
che opera in una contemporaneità in cui i giovani consumano
pensieri più che crearli in prima persona, i contenuti disciplinari
si attraversano e si contaminano in un gioco a specchio che amplia
il desiderio di apprendere e conoscere; con queste prospettive il
laboratorio diventa luogo di ricerca; una ulteriore sfida civica
e culturale in cui ognuno diventa protagonista e responsabile di
eventi che non dimenticherà in futuro.
Inizia da qui una nuova filosofia dello stare insieme e dell’apprendere
e pertanto una filosofia di vita rinnovata.
Personalmente non separo la conoscenza dall’etica che accompagna
la crescita intellettuale ed emotiva, infatti in questi giochi di
specchi l’intelligenza si coniuga con la creatività;
l’umanità con la passione di un’arte donata alla
scuola, alle istituzioni e alle persone.
Alcune parole chiave percorrono lo stile artistico-metodologico
di questa artista, quali:
Arte, Etica, Provocazione, Creativita’, Emozione,
Coscienza, Conoscenza, Ricerca, Sguardo, Passione, Sfida, Meraviglia,
Stupore.
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