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Giorgio Teggi
Antonella De Nisco si dedica da tempo alla costruzione di involucri
come porzioni di spazio da cui osservare il mondo, vuoi spiandolo
attraverso pertugi fra trame, o sdraiati su letti di fogliame e
rami secchi, o attraverso lenzuoli al vento con cerniera, o traguardandolo
da onde polimateriche dispiegate ad esorcizzare piene di fiumi.
Il mondo osservato con lentezza e nenia dondolante da lunghi “riposatoi”
in fine tessitura di corde e fronde. Un mondo di “Abitacoli
tessili” costruiti per manipolazione di potature ed altri
scarti vegetali, stracci di varia natura e provenienza, corde di
canapa, stoppe, sassi, schegge trasparenti.
Questa “Terra” è da guardare, dunque, con l’occhio
di chi la sta spiando da una di queste abitabili “tane”.
Le tane nel tempo sono state chiamate in tanti modi: “Tane
di pianura”, “Archibaleni”, “Nuovo angolo
visuale”
Il fantastico si ancora al quotidiano e lo trasforma con gesti leggeri.
Arte come insieme di gesti collettivi guidati di maestranze addestrate
a mettere in relazione mani e parole.
Neanche poteva sapere che avrebbe ridimensionato la prossemica dell’arte
realizzando sculture o libri di parole buone così minuti
da essere “indossabili”.
Dal geografico all’indossabile “andata e ritorno”
ed ancora “andata”…
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