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PASSO E SCHIUDO 2009
Antonella De Nisco e Monica Di Pietro
“Ma cos’è un confine? Come funziona? Perché
a un certo punto qualcuno decide di stabilire un confine? Come viene
vissuto un confine?
Quello che vorremmo provare a fare con questo lavoro è descrivere
un percorso attraverso un confine, luogo misterioso e non abbastanza
frequentato. Luogo che incontriamo molte volte nei nostri spostamenti,
luogo dove è facile imbattersi nell’imprevisto e muoversi,
spesso a tentoni, nella scomodità.
Vorremmo cioè cominciare a osservare quello strano spazio
che si trova “tra” le cose, quello che mettendo in contatto
separa, o, forse, separando mette in contatto, persone, cose, culture,
identità, spazi fra loro differenti. Lo spazio di confine
quindi, ma anche (almeno questa è una delle ipotesi) il confine
come spazio. Spazio che può avere un margine esterno, quello
dove l’uomo abita, ama, lavora, si muove e si diverte, quello
delle architetture più concrete ed evidenti, ma anche un
margine interno, interiore, intimo, legato ai nostri stati d’animo,
alle speranze e alle utopie che li accompagnano. Margini che difficilmente
riusciamo a osservare chiaramente, anche se spesso ne affermiamo
con certezza l’estistenza”
“Andare verso il margine, vivere la liminarità, stare
sul confine, richiede a ciascuno di noi la disponibilità
e la volontà di compiere un’esperienza di apprendimento
oltre le abitudini, al di là delle convenzioni e dei preconcetti
che ciascuno di noi può avere. Proprio per il suo approssimarsi
a un limite, anche morale, questa esperienza potrà rivelarsi
allo stesso tempo estremamente violenta, paradossale, emozionante.
Provare il confine e le sue contraddizioni, ma anche la sua sconfinata
vivacità, vuol dire esercitarsi nella pratica della tolleranza,
della convivenza, dello stare fianco a fianco malgrado le rispettive
particolarità. Vuol dire anche cercare di avere uno sguardo
più allargato sulle cose, in grado di comprendere aspetti
diversi (anche se molto lontani tra loro) di una stessa realtà
come parti di una sola complessità”
Piero Zanini, Significati del confine

La percezione dello spazio antropizzato o naturale segue da tempo
ormai schemi di lettura di
tipo turistico o puramente legati all’uso funzionale: nel
primo caso si ricerca la meta, di cui conosciamo
vedute o illustrazioni da sogno, con la voracità del collezionista
di cartoline a cui non
interessa la conoscenza di un luogo ma si diverte alla semplice
idea di possesso per passaggio
tattile, attraversamento rapido, presenza nel luogo dello scatto
fotografico conosciuto.
Con PASSO E SCHIUDO (1) si propone non tanto un rallentamento del
viaggio quanto l’idea
di viaggio-scoperta come progetto di architettura, azione di disvelamento
di un luogo.
Acquisire le abilità tecnico-concettuali per sviluppare l’idea
estesa di progetto di architettura
come azione che:
- disvela l’esistente nei suoi aspetti fisico-culturali.
- rende riconoscibile qualità nascoste del paesaggio partendo
da forme di conoscenza del
medesimo;
- assume in sé le pratiche di aggiunta o sottrazione, tutela
o cancellazione, modificazione,
dare nome a luoghi, situazioni o morfologie, invenzione.
MODALITA’ OPERATIVE/METODOLOGIE
- Lezioni introduttive al tema da parte dei docenti;
- scegliere e proporre all’attenzione generale un luogo, un
paesaggio che possieda particolari
qualità, specificità, caratteristiche che si intendono
disvelare;
- documentare lo spazio con testi, immagini, narrazioni, cronache;
- proporre strategie progettuali di valorizzazione;
- immaginare un intervento progettuale, artistico, di tutela che
valorizzi il luogo proposto e ne
renda evidenti le qualità.

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