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Technè, arte ed educazione
Rosy Nardone
Come diceva Paul Klee "l'arte non riproduce ciò che è visibile,
ma rende visibile ciò che non sempre lo è". Il valore aggiunto educativo
dei percorsi realizzati da Antonella De Nisco in tanti anni di passione
lavorativa è proprio questo dis-velamento: un alzare il velo e portare
alla luce, risvegliare curiosità, creatività, sguardi…
Il significato profondo della parola ricerca ci porta a percorrere
sentieri che si ramificano, che vanno e vengono, girano su se stessi
per poi addentrarsi, all'improvviso, negli orizzonti nuovi, inattesi
di significato, di sguardi sulla vita e sul vivere. Ri-cerca nel
senso di cercare nuovamente, ri- percorrere per raccogliere indizi,
ciò che indica e punta verso una direzione. Ecco che l'arte diventa,
tra le mani di un insegnante-ricercatore, consapevole e attento,
lo strumento, la technè, per sviluppare territori multipli, generatori
di pensieri multipli e plurali, vera occasione di crescita formativa
ed educativa per gli studenti e le studentesse di oggi.
Il primo atto comunicativo col mondo fuori da sè del bambino è l'indicare:
la ricerca, dunque, come condizione esistenziale, strutturalmente
educativa. Metodo e strumento e fini sono così collegati, sostiene
Dewey, da costituire un continuum, in cui gli uni si trasformano
negli altri: nel proporre una didattica laboratoriale così innovativa,
creativa e trasversale, Antonella De Nisco riesce abilmente ad intrecciare
technè, arte ed educazione proprio come metodo, strumenti e fini,
trasformando il fare ricerca, come spazio "meta", in cui abitare,
insieme ai suoi studenti e alle sue studentesse, per costruire insieme
a loro nuove competenze.
Si potrebbe affermare che questo procedere insegnando e mettendosi
in gioco allo stesso tempo con le classi, rappresenti un antidoto
ad una scuola sempre più imbavagliata e resa sterile dal pensiero
unico curricolare. Rappresenta, nel concreto, la possibilità di
formare teste "ben fatte" piuttosto che "ben piene" (usando la metafora
di Egdar Morin), puntando sul coinvolgimento attivo e creativo dell'allievo
e puntando sulle sue capacità di costruzione autonoma di conoscenze
e significanti a volte anche divergenti e, perché no, irriverenti.
Solo in questo modo - e dalle bellissime immagini delle esperienze
didattiche realizzate è evidente - un insegnante ha la possibilità
di trasformare l'esperienza in conoscenza e a costruire prodotti
culturali concreti, che possono essere mostrati e dei quali si possa
anche discutere e possano far discutere, per creare sempre nuovi
significati.
La scuola ha sempre più bisogno di insegnanti che non diano risposte
(come quiz televisivi) ma che sappiano sollecitare sempre più domande…
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