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Massimo Mussini
Antonella De Nisco si è inserita da tempo nell’ambito
della Land Art per i suoi interventi di occupazione e ritessitura
dell’ambiente naturale, ma è ben distante dagli artisti
che a partire dagli anni sessanta del secolo scorso sono intervenuti
sul paesaggio incidendolo con ruspe, oppure ridisegnandolo con accumuli
di materiali disparati, o anche semplicemente celandolo con involucri
effimeri di tela o di plastica.
I suoi lavori sono “Land Art” soltanto per affinità
con quelle azioni, poiché i suoi passaggi lasciano effimere
tracce sull’ambiente e, più che trasformarlo, tendono
a rivitalizzarlo. Infatti le sue “tane” di rami intrecciati
e di corde, i suoi “riposatoi” simili ad amache tese
nel verde, le sue siepi mobili sotto l’azione del vento hanno
la funzione di recuperare il valore del gioco, inteso come attività
conoscitiva e creativa (e da tempo la psicopedagogia ha individuato
tale valore nel gioco dell’infanzia).
Per questa ragione i suoi lavori artistici sono collettivi e coinvolgono
adulti e bambini nella loro realizzazione. Lo scopo dichiarato è
aiutare chi partecipa ad avere una nuova e consapevole percezione
dell’ambiente, a riappropriarsi del valore della natura e
dei luoghi, a imparare a guardarli con occhi nuovi e a fruirli in
modo creativo e consapevole. La natura non si difende infatti coi
divieti, ma insegnando ad amarla e rispettarla per quanto è
capace di darci, quasi propiziando un simbolico ritorno alla terra
madre che tutti nutre.
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