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ANTONELLA DE NISCO E I FILI DEL FARE
o
LE TRAME E GLI ORDITI
DELLA VITA
Giuliana Bartoli
"È strano quanto immortali siano i destini di donna; forse
perché, già mentre accadono, hanno qualcosa d'irraggiungibile,
di non più visibile, [...]: perché tutto ciò che accade nella
vita delle donne è già così staccato e appartiene a distanze ultraterrene..."
R.M.RILKE
"La loro rocca che non si ferma mai, descrive la follia delle
donne, che cercano e cercano incessantemente, seguendo il filo
dei loro sogni, che trovano e smarriscono." dal libretto
di RONALD DUNCAN per 'The Rape of Lucretia'
di B.BRITTEN
Ho conosciuto Antonella prima come amica e poi come artista. Adesso
non posso più pensare l'una senza l'altra, e quell'umanissima
sensibilità, quell'attenzione composta, quel gesto garbato e sicuro
che scoprii nella prima, li ho ritrovati ben presto nella seconda.
Il suo è un fare appassionato nel quale pensare e agire divengono
tutt'uno, e ha il suo senso più intimo nel proprio prendere forma
e vita, nel proprio mutevole e precario divenire. Alle strade
maestre e ben tracciate, ella preferisce quei 'sentieri interrotti'
che non conducono ad una meta ben definita, ma all'improvviso
sbucano in luoghi non battuti; per chi nel bosco vive, lavora
e si sente a casa sua, tali sentieri non riflettono però un girovagare
ozioso ma l'esser-ci stesso, il muoversi tra cose familiari e
amiche, l'abitare a contatto con esse.
Che cosa è infatti l'arte della tessitura se non includere ciò
che è 'altro', legandolo con il quotidiano, come sosteneva Platone
nelle sue Leggi? Lungi dall'essere una semplice pratica manuale,
come ricamare, inchiodare, rammendare, fare del cucito o del bricolage,
essa presiede a un sistematico intreccio di tutti i fili, in un
tessuto denso e compatto in cui ogni elemento isolato trova posto
e significato. Il risultato è una fitta trama di esili vincoli
che annoda l'ordito della necessità alla casualità dei fatti,
l'erranza delle cose alla permanenza del loro essere nell'uomo,
e così adombra la nostra stessa vita, molto più accidentale e
fragile di quanto la definitezza delle nostre parole o la presunzione
del nostro intelletto vorrebbero far credere.
I suoi intrecci uniscono la forza della terra alla leggerezza
del cielo, e sono esposti all'aria e al vento (anemos) dell'anima.
Essi segnano con il loro svolgersi l'accadere delle cose: i fili
si tirano e si spezzano, inglobano altri materiali - lacerti terreni
di vita quotidiana - e li abbandonano, cambiano colore, forma
e struttura, ma suc-cedono sempre gli uni agli altri, perché così
deve essere per chi tesse i propri sogni insieme ai fili della
vita. La puntualità di ciò che appare rende palpabile il soffio
dell'eterno, e l'opacità di ciò che è presente lascia indovinare
lo spazio di quell'assenza da cui trae il suo senso l'esistere,
come l'ombra dalla luce. Così l'azione concreta e manuale che
muove questi fili, pur così semplice e dimessa, diventa come l'attrito
della materia per la colomba di Kant, la quale non solo non volerebbe
meglio e di più senza di esso, ma non potrebbe nemmeno alzarsi
da terra.
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