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FOGLIaTERRA - Antonella De Nisco/Elena Iori
Alfabetizzazione, apprendimento, arte. Il divario culturale delle aree rurali fragili, Convegno a cura dell'Università di Trieste (Scienze Politiche), 17-18 marzo 2017, Palazzo Celio, Rovigo

La sperimentazione proposta si innesta su una serie di iniziative già avviate nell' area Acque Chiare, territorio di passaggio, trasformazione oramai lembo di terra inghiottito dall'urbanizzazione (Gioie del Parco - il Parco delle Acquechiare a Reggio Emilia). Un tempo parco-campagna vicino alla città, prezioso esempio storico di archeologia rurale con le sue piante, acque, confini, fossi e cavedagne è divenuta area soffocata entro edifici e cordoli di cemento.

FOGLIaTERRA è un progetto che si inserisce proprio qui, in questo contesto, come incontro tra Natura, Arte e Cura. Quest'ultima viene intesa nel senso di attenzione solerte e premurosa verso pericolose fragilità del nostro tempo su cui è orientato il lavoro: l'indifferenza verso la Natura e la non valorizzazione dell'Arte. Entrambe possono essere intese, ai nostri giorni, come campanelli d'allarme di uno scollamento da una dimensione rurale che presenta invece nelle sue caratteristiche, senso di connessione, appartenenza al territorio e alla comunità locale.

Ideato dalla collaborazione tra l'Artista Antonella De Nisco e la Psicoterapeuta Elena Iori, il progetto è stato proposto e realizzato nella forma di una performance che ha portato alla realizzazione di grandi foglie, una sorta di semilavorato-telaio, terminate attraverso la tecnica dell'intreccio dai partecipanti, per diventare istallazione semi-permanente nel "Giardino Officinale di Gabrina" a Reggio Emilia.

Nel primo momento dell'esperienza, l'invito è stato quello di sospendere l'attenzione verso l'esterno, rivolgendo il proprio sguardo al proprio corpo e alle sensazioni, in una connessione anche con il suolo, la Terra, sotto i propri piedi, i propri corpi. Attraverso la forma artistica nella natura, grazie alla tecnica dell'intreccio, l'esperienza si è successivamente aperta ad una dimensione di complessità (da completor - tenere insieme) e di trascendenza, intesa in questo contesto come capacità di entrare in relazione con gli altri, andando oltre a sé stessi (dimensione sociale). Quanto è stato realizzato può intendersi dunque come un piccolo, ma proprio per questo importante sostegno, per cominciare a creare intrecci, collegando aspetti materiali e immateriali dell'esperienza, in grado insieme, di toccare la dimensione personale e facilitare l'incontro con l'Altro in uno spazio condiviso che ha bisogno di attenzione e cura. Il lavoro proposto, crediamo che proprio per queste sue caratteristiche, risulti essere di innovativo e originale valore sociale, esistenziale e ambientale.

BIBLIOGRAFIA: Bateson G, Verso una ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976; Del Giudice E., Giasanti A., Marchino L. ( a cura di), Esseri Umani, Milano, Franco Angeli, 2013; Gabriella Bonini e Chiara Visentin, Istituto Alcide Cervi - Geografie, storie, paesaggi per un'Italia da cambiare, Aracne, Roma, 2013; Lowen A., La spiritualità del corpo, Astrolabio, Roma, 1991; Lowen A., Arrendersi al corpo, Astrolabio, Roma, 1994; Siegel D.J., La mente relazionale, Raffaello Cortina, Milano, 2001; Michaeln Jakob, Sulla panchina. Percorsi dello sguardo nei giardini e nell'arte, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 2014; Giorgio Teggi, Manuale per la costruzione dei luoghi, Aracne, Roma, 2016; Pierre Zaoui, L'arte di scomparire. Vivere con discrezione, Il Saggiatore, Milano, 2015

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